Sapere condiviso

  • Instagram al tramonto: critica argomentata alla piattaforma più in voga del momento

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    Paolo Landi, con Instagram al tramonto, ha deciso di criticare la piattaforma social più in voga del momento. Quella con l’immagine più positiva, più allegra e (quasi) senza macchia. Il libretto pubblicato da La nave di Teseo, in poche decine di pagine, rende evidente la finzione che contraddistingue Instagram e i (non) valori che esprime.

    Dagli influencer che vendono se stessi per vendere prodotti, al consumismo del tempo presente, al bello che diventa kitsch quando viene replicato da milioni di persone, fino alle vacanze dove ciò che viene immortalato è lo stesso cocktail in piscina ovunque ci si trovi, il libro argomenta la vacuità di una piattaforma amata per la sua leggerezza e positività. Valori che nascondono un appiattimento del gusto e un solo vincitore, ovvero la piattaforma che ospita tutti questi contenuti, in un eterno presente.

    Leggere Instagram al tramonto richiede il tempo di poche sessioni a scorrere stories e immagini su Instagram ed è consigliato soprattutto agli utenti che usano la piattaforma senza aver mai pensato alle dinamiche che racchiude e che promuove. Un approccio critico, svolto con argomenti chiari e facilmente comprensibili. Al lettore decidere che uso fare di Instagram dopo la lettura. Continuare come prima o adottare un comportamento più responsabile, riducendone l’uso e prendendo il giusto distacco.

    Seguono alcuni brani, su alcuni dei temi ripresi da Instagram al tramonto:

    Snobismo

    Snob è un comportamento che rende offensiva la disuguaglianza, rimuovendo la parola da un contesto frivolo e associandola più drammaticamente a una disarmonia delle classi. E Instagram è il luogo principe dell’esercizio snobistico: esige l’uguaglianza concreta – tutti possono accedervi con identiche modalità – sembra legato a community sufficientemente elastiche da consentire virtuali passaggi di classe, ma è anche sufficientemente chiuso da giustificare e mantenere evidenti barriere tra classi o clan.

    Ipermercato

    Instagram è così un ipermercato dove, oltre a vendere e a comprare cose materiali, si compra e si vende un nuovo rapporto con sé stessi, dove l’intimità, le opinioni, i gusti, gli affetti, anche se non hanno il cartellino del prezzo, sono messi a disposizione e ricevono apprezzamenti, mettendo in circolo una domanda-offerta di tipo nuovo.

    Consumismo

    Instagram esalta la positività di tutto ciò che è nuovo e desiderabile, e chi lo usa rimuove, proprio come fa la pubblicità, gli aspetti tristi o sfortunati o aggressivi della vita. Poiché gli altri su Instagram esistono solo come massa di like, essendo ognuno concentrato su sé stesso, si assiste a questo travestimento umano continuo, questa corsa a mostrare di sé il meglio secondo i codici della pubblicità, che reclamizza di una merce sempre gli aspetti più appariscenti. Instagram toglie al consumo qualunque senso di colpa, accelera la spinta del desiderio a emulare, costruisce individui resi familiari dalla ripetitività e quindi dà vita a specie di famiglie allargate dove ognuno guarda quel che fa l’altro come se davvero lo conoscesse: i nostri follower fanno parte della nostra vita, li amiamo perché li sentiamo vicini essendo fortunatamente lontani. Su Instagram le nostre felicità diventano un formidabile oggetto di consumo di massa, traiamo piacere nell’assistere alle gioie altrui e desideriamo gratificare gli altri con le nostre, attraverso monologhi collettivi tutti uguali.

  • Papa Francesco: il telefonino è droga

    Papa Francesco

    Ai moniti sull’abuso dello smartphone si aggiunge anche Papa Francesco.

    L’occasione è venuta dall’udienza degli studenti del Liceo classico statale Ennio Quirino Visconti di Roma:

    “Voi sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze – ha continuato a braccio -, della dipendenza delle droghe, dipendenza del chiasso”, ma la dipendenza del telefonino “è molto sottile”. Il Papa ha precisato che il telefonino è “un grande progresso, un grande aiuto” e “va usato ed è bello che tutti lo usino ma quando tu diventi schiavo del telefonino – ha continuato – perdi la tua libertà. E’ bello comunicare me c’è il pericolo che questa droga, perché il telefonino è droga”.

    Positivo che una figura autorevole come il Papa si unisca alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e, in questo caso, di genitori e mondo della scuola, sui rischi di dipendenza da app, notifica, giochi e social network. L’accento è sulle relazioni.

    via Repubblica

    Foto credit: Wikipedia

  • Brasile: la dipendenza da smartphone esiste davvero

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    Il mondo della ricerca scientifica continua a raccogliere evidenze sull’esistenza della dipendenza da smartphone. Una nuova ricerca brasiliana, pubblicata dalla rivista Frontiers of Psychiatry, sembra confermarlo.

    Studies suggest that the numbers of people with notional SA (defined by difficulty in controlling use of the smartphone, constant preoccupation with the possibility of being without it, and poor mood when it is taken away) are high – about 25 per cent of the population in the US; 10 per cent of adolescents in the UK; and a massive 43 per cent of people in Brazil, where the new research, published in Frontiers in Psychiatry, was conducted.

    Lo studio brasiliano stima un rischio dipendenza nel 43% della popolazione locale. Percentuale di gran lunga superiore agli studi precedenti, realizzati in altri paesi, con lo stesso test di verifica di dipendenza. Lo scopo dello studio, con un campione piuttosto limitato (50 individui più 50 nel gruppo di controllo), non era in realtà stabilire la percentuale di dipendenti ma gli effetti della dipendenza.

    Il risultato è che la dipendenza da smartphone genera gli stessi effetti di altre dipendenze, almeno nella difficoltà nel prendere decisioni, analogamente a ludopatici, dipendenti da shopping o alcolisti.

    La ricerca brasiliana: Bad Choices Make Good Stories: The Impaired Decision-Making Process and Skin Conductance Response in Subjects With Smartphone Addiction

    via BPS

    Foto credit

  • Fuga dai social

    Sull’onda della decisione di Alexandria Ocasio-Cortez (AOC), la donna politica sulla cresta dell’onda oggi negli USA, di lasciare Facebook, Il Fatto quotidiano traccia un’analisi del fenomeno di abbandono del social web, come atto politico.

    La presenza sui social è un classico caso di dilemma del prigioniero. Essere visibili, localizzabili, targetizzabili è, contro ogni ragionevolezza, la condizione per esistere. Cancellarsi dai social […] è un atto politico (si rifiuta di partecipare all’ingrasso di una macchina regressiva e negatrice dell’umano) e una misura di igiene mentale che sempre più persone stanno compiendo.

    L’articolo è l’ennesimo di una serie in cui si racconta il distacco di personaggi noti e una presenza di distanze dal mondo social. Il 2019 non è l’anno del distacco, come sostiene il titolo dell’articolo. AOC è solo l’ultima in un elenco che si arricchisce settimana dopo settimana.

    Frustrazione, bulli e fake: 2019, prima fuga dai social (paywall)

  • Cibo spazzatura, fumo e schermi: chi è ricco ne fa a meno

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    Il vero lusso è potersi permettere di educare i propri figli senza l’uso di schermi. Sembra un paradosso, ma chi ha più mezzi è anche chi fa usare meno la tecnologia ai propri figli. Da Steve Jobs, che proibiva l’uso di iPhone e iPad ai propri figli, a oggi la tendenza a ritardare l’uso degli schermi da parte dei minori è supportata da evidenze scientifiche sull’apprendimento:

    The rich have grown afraid of screens. They want their children to play with blocks, and tech-free private schools are booming. Humans are more expensive, and rich people are willing and able to pay for them. Conspicuous human interaction — living without a phone for a day, quitting social networks and not answering email — has become a status symbol.

    I bambini che usano smartphone o tablet più di due ore al giorno hanno risultati inferiori nei test sull’uso del linguaggio e del ragionamento. Gli scienziati non hanno ancora dati (longitudinali) sufficienti per dare indicazioni definite a genitori e insegnanti, ma sembra che l’uso della tecnologia da parte dei più piccoli sia un grande esperimento scientifico il cui risultato finale potrebbe essere tutto fuori che positivo.

    L’associazione dei pediatri americani (American Academy of Pediatrics) nel frattempo sconsiglia l’uso di dispositivi digitali da parte dei minori di 18-24 mesi, a eccezione della video chat.

    Link: Human contact is now a luxury good

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