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  • Lezioni di equilibrio digitale: Non cliccare mi piace

    🖱 Il consiglio del giorno

    Non cliccare mi piace su nessuna delle piattaforme social.

    🧛‍♂️ Il problema

    Il pulsante “Mi piace” ha aperto la via a un nuovo flusso di indicatori di approvazione sociale che arrivano a noi in maniera imprevedibile, generando un impulso quasi irresistibile a controllare in continuazione il nostro account.

    Cliccare su “Mi piace”, è la comunicazione meno informativa per il ricevente – la persona che ha pubblicato il post – che ottiene unicamente un bit di informazioni sullo stato del mittente – ossia della persona che fa clic sull’icona “Mi piace” di un post.

    Il cervello umano si è evoluto per elaborare il flusso di informazioni generate dalle interazioni che si verificano viso a viso. Sostituire questo ricco flusso con un singolo bit è l’insulto più grave per le nostre capacità di elaborazione sociale.

    🏃‍♀️ Cosa fare

    Rifiuta queste interazioni di scarso valore, inviamo alla mente un messaggio chiaro: la conversazione è ciò che conta, non lasciarti distrarre dal luccichio dello schermo.

    📜 La soluzione

    Ogni volta che senti l’urgenza di cliccare “Mi piace” vai sul profilo della persona e mandale un messaggio diretto in cui la ringrazi del contenuto che ha pubblicato e scrivi che ne pensi. Avrai un’interazione più ricca e più consapevole con gli altri utenti della rete.

    Per approfondimenti leggi Minimalismo digitale di Cal Newport.

  • Il libro: Il capitalismo della sorveglianza

    Il capitalismo della sorveglianza, di Shoshana Zuboff è pubblicato da LUISS.

    Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff

    L’era che stiamo vivendo porta con sé una minaccia per la natura umana: un’architettura globale di sorveglianza, ubiqua e sempre all’erta, osserva e indirizza il nostro comportamento per fare gli interessi di pochi. È il “capitalismo della sorveglianza“, lo scenario alla base del nuovo ordine economico che sfrutta l’esperienza umana sotto forma di dati come materia prima per pratiche commerciali segrete e il movimento di potere che impone il proprio dominio sulla società, sfidando la democrazia e mettendo a rischio la nostra stessa libertà.

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  • Fuga dai social

    Sull’onda della decisione di Alexandria Ocasio-Cortez (AOC), la donna politica sulla cresta dell’onda oggi negli USA, di lasciare Facebook, Il Fatto quotidiano traccia un’analisi del fenomeno di abbandono del social web, come atto politico.

    La presenza sui social è un classico caso di dilemma del prigioniero. Essere visibili, localizzabili, targetizzabili è, contro ogni ragionevolezza, la condizione per esistere. Cancellarsi dai social […] è un atto politico (si rifiuta di partecipare all’ingrasso di una macchina regressiva e negatrice dell’umano) e una misura di igiene mentale che sempre più persone stanno compiendo.

    L’articolo è l’ennesimo di una serie in cui si racconta il distacco di personaggi noti e una presenza di distanze dal mondo social. Il 2019 non è l’anno del distacco, come sostiene il titolo dell’articolo. AOC è solo l’ultima in un elenco che si arricchisce settimana dopo settimana.

    Frustrazione, bulli e fake: 2019, prima fuga dai social (paywall)